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“Adamo, che ore sono?”

“Hmmm.. Ad occhio direi che sia passato tanto tempo dalla trombatina del buongiorno e manca poco a “famooonaaaa”

“Dio… Ma quanto manca alla creazione della Fumagazzi?”

Eva, sui primi problemi circa la quantificazione del tempo nell’Eden…

Akkad, 2250 AC

Antichissimo ordine fatto da Re Sargon per una meridiana da polso con cinturino in pelle di schiavo alla Fumagazzi.

Peccato che lo scriba fosse un cretino e avesse sbagliato il nome della ditta, confondendola con i nostri QUASI omonimi dell’epoca, e produttori di blocchi di travertino da 4 tonnellate in su, essendo il cuneiforme non troppo chiaro, ci fu un piccolo disguido nella fornitura.

Lo scriba fu messo a morte dopo che Sargon tentò invano di indossare un blocco di marmo al polso, slogandoselo.

Storia, famiglia, tradizione, tecnologia

la Storia della dinastia Fumagazzi è costellata di avvenimenti insoliti, e arricchita dalle vite dei personaggi celebri che l’hanno modellata.

Se vi va di leggerla, ve la scriviamo qua sotto.

Andiamo con ordine.

Tutto nacque in un piccolo paese della Sumeria, o Assiria, o Mesopotamia, o in periferia di Babilonia (‘somma, il cuneiforme non è roba chiara per niente, basta inclinare male un chiodino e stermini duemila schiavi invece di dargli la cena. Capitava spessissimo).

Comunque, tutto nacque da un’idea di Brago Fumagazzi, un coltivatore di foglie aromatiche con l’ossessione di sapere con precisione che momento era in quel momento.

Era talmente noioso nel chiedere a tutti quelli che incontrava che ore fossero, che un giorno il suo vicino gli disse: “Senti, hai sfracellato i cuneetti! Non l’hanno ancora inventata ‘sta roba qui ! Persino tua bisnonna Eva se n’era accorta! Se vuoi sapere che ore sono, progetta qualcosa, trova della finanza e fonda un’azienda, che poi vediamo!”

Detto, fatto….

E nell’anno 2279 AC o 3279 AC (anche qui il cuneiforme non aiuta per niente) nacque la Fumagazzi Meridiane (solo per bravi ragazzi, eh).

Eva tirò finalmente un sospiro di sollievo.

I primi trionfi dell’azienda produttrice dei lussuosi accessori nel campo della misurazione del tempo arrivarono con la realizzazione del modello Ziqqurat. Portatile (pesava solo 17Kg ed era fatto in marmo travertino), divenne in breve tempo un dispositivo diffusissimo, utilizzato in tutto il mondo conosciuto all’epoca – quindi solo gli Assiri e i Babilonesi potevano sapere che ore fossero. Ecco spiegato perché si sono sviluppati per primi.

L’innovazione proseguì con la realizzazione dei famosi “Penoni” Egiziani, ovvero immensi obelischi, ciclopici orologi per far sapere a tutti che ore fossero, anche quelli che abitavano molto lontano dal centro città. Finché qualcuno, d’in mezzo al Sahara, non si ruppe le palle di leggere sempre l’ora con mezz’ora di ritardo e, avendone parecchia a disposizione, propose alla Fumagazzi un orologio che sfruttasse qualcosa di più comune, come appunto la sabbia.

Fu così, che Hatshepsut Fumhagazzi (la h era un vezzo dei nomi egiziani dell’epoca, sostituita con “ahò” durante la dominazione romana, e poi elisa del tutto per comodità), inventò – dopo numerosi test condotti riempiendo di sabbia diverse tipologie di scroti animali – la prima clessidra a zucca. Sfortunatamente la zucca non era trasparente, e quindi l’orologio in questione (delle dimensioni circa di un pallone da calcio regolamentare), era bellissimo a vedersi indossato dalle egizie, tra le quali era molto in voga, ma vagamente inutile: ogniqualvolta veniva interpellata in merito “scusa sai che ore sono?”, la tipica dama egizia guardava la zucca per qualche istante e poi rispondeva scocciata “Cazzo ne so? Non si vede una minchia qua, vai a guardare la meridiana!” (le dame egizie erano molto grezze, ma molto alla moda).

Tutto proseguì senza scossoni, così a vacca, finchè qualcuno a Roma si inventò il vetro. Quale occasione migliore per Spartaco Fumagazzi di Ostia Antica, per realizzare e lanciare la prima “clessidra trasparente”? Essa venne accolta con un tiepido entusiasmo dagli egiziani che adesso, chiedendo l’ora alle dame, si sentivano ugualmente rispondere “Salcazzo, vedo solo della sabbia che va su e giù – son mica una veggente io” (le dame egizie oltre che grezze, erano anche molto ignoranti).

Si arrivò dunque all’epoca dei viaggi dei primi scafisti dalla Grecia verso l’Italia; durante uno di essi, Ulisse Fumagazzi, capitano di vascello che aveva sposato una dama egizia, si trovava in navigazione con la moglie. Essa non si separava mai dalla clessidra romana che portava al polso pur non sapendola usare. Durante una terribile tempesta nel mediterraneo, per un caso perfettamente fortuito, fissando il corpo della giovane moglie sballottato dal pavimento al soffitto nella cabina della sua nave, Ulisse intuì che, rovesciando la clessidra e calcolando quanto tempo ci impiegava la sabbia a scorrere da una ampolla all’altra, sarebbe stato possibile stimare il tempo trascorso. In quel momento Ulisse realizzò che erano ormai 25 anni che era sposato, e che sua moglie non era più affatto giovane: un minuto (questa volta esatto) dopo la gettò fuoribordo nel mare in tempesta.

Una volta a terra, per rifarsi una vita, si trasferì a Zugoborgo, un paesino della Gallia orientale dove impiantò la sua fabbrica di clessidre di precisione, fontina, cioccolato e coltellini.

Fu lì, tra ghiacci, lupi, fonduta e locali notturni con donnine allegre, che suo pro-pronipote Karl Heinz Utempheler Fumagazzi, assiduo frequentatore dei suddetti localini, noto per le sue bizzarrie in materia sessuale, masturbandosi davanti allo specchio e osservando il movimento ondulatorio dei propri testicoli, intuì quello che poi divenne il principio dei primi orologi dell’era moderna: il pendolo.

Dopo alcuni giorni di masturbazione ossessiva, notti insonni a prendere appunti e lunghe sedute di impacchi di ghiaccio, finalmente Karl Heinz creò il primo orologio meccanico detto “a penzoloni”, quindi “pendola” per semplicità.

Per motivi di realizzazione, e data l’epoca, (gli umani 1000 anni fa, erano tutti più piccoli ma avevano delle manone enormi) dovette usare componenti molto grandi, e il tutto parve funzionare egregiamente. In perfetto sincronismo, i due grossi pendoli fatti di pelli cucite assieme e riempiti di sabbia – delle dimensioni di un moderno frigorifero – andavano e venivano con un ritmo cadenzato e preciso finché, al primo test di rintocco dell’ora esatta, alle 12 in punto dell’aprile del 1578, la facciata della casa di Karl Heinz esplose verso l’esterno disintegrandosi sotto i colpi di un enorme glande, che fuoriuscì per 12 volte dalla porta del cucù.

Troppa fedeltà nel modello, ma la rotta era tracciata!

Da quel momento, detto del “minchione”, per secoli vi fu un gran susseguirsi di modifiche, perfezionamenti e rimpicciolimenti: bilancieri sempre più piccoli e portatili, tascabili e indossabili al polso, finché anche il componente più intimo del Meccanismo fu completamente miniaturizzato (ancora oggi fra i meccanici è detto “minchietta”).

Nel XX secolo fu poi Hanzo Nobuchi Fumagazzi (primogenito di madre del sol levante, erede di un curioso Fumagazzi senior trasferitosi in Giappone per studiare come fare quelle cazzo di gru di carta piegata) che, imbevuto dallo spirito dei Samurai, sintetizzò il sapere dei propri avi, da Babilonia agli anni 80, in un microchip elettronico, realizzando così i primi Fumagazzi a cristalli liquidi.

Dopo un ventennio, i pro pro pro pro nipoti, rampolli dell’antica e blasonata famiglia Fumagazzi, amici e parenti di Re e Regine, di Presidenti e di Papi, Marco e Marcello Fumagazzi, decisero di tornare sul sentiero della tradizione, riportando nella Fumagazzi Bros la competenza della meccanica di precisione, la cara vecchia minchietta e i famosi bilancieri a scroto di zecca.

Ed eccoci qua, sempre al servizio della nostra pregiatissima e selezionatissima clientela!

Marcello & Marco Fumagazzi

Orologi Fumagazzi, solo per bravi ragazzi.